Rebecca la prima moglie
RECENSIONE DI KATIA BONELLA
Circolo di lettura G.Guareschi
Per me una vera rivelazione, un capolavoro.
Ne avete mai sentito parlare?
Per me si può equiparare questo triller psicologico a gialli polizieschi autorevoli come, per esempio quelli di Agatha Christie, per la suspence raggiunta alla fine del libro ( non per niente Hitchcock ne ha tratto un film). Mentre l’ ambientazione e la caratterizzazione dei personaggi prende spunto da Cime tempestose di Emily Bronte.
La vicenda è narrata in prima persona dal personaggio principale di cui noterete la mancanza del nome proprio.
Un gioco psicologico che si basa proprio sull’ enfatizzare spiccatamente la co- protagonista Rebecca la quale influenzerà tutto il racconto. Benché defunta, la sua presenza è sottile pressante e ossessiva fin dalla sua prima comparsa: una firma in calce sulla prima pagina di un libro di poesie, una R “maiuscola” marcata e arzigogolata proprio come sarà tutto ciò che riguarda questa figura.
All’ inizio della lettura vi sembrerà di essere capitati nell’ ennesimo melenso romanzo rosa.
Ma la bravura di Daphne du Maurier è indubbiamente il riuscire a farvi addentrare sempre più profondamente in un avvincente, appunto, racconto giallo con colpi di scena sagaci, in un turbinio di emozioni provate dalla narratrice in ogni pensiero, ogni gesto, ogni incontro che farà.
Tra questi spicca inquietante la signora Danvers, curatrice della casa che farà maturare, volente o nolente, la ragazza insulsa delle prime pagine in una donna che vi sorprenderà.
Il pregio di questo romanzo, oltre alla trama, sono le caratterizzazioni di ogni personaggio come pure dei paesaggi che via via si avvicenderanno fino alla descrizione del proprietario Max de Winter e della sua proprietà, che lui ama tanto da condizionate le sue scelte personali. Manderley.
Una presenza che diventa personaggio essa stessa.
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