Storia
Le prime fortune della dinastia rossiana hanno inizio con Bernardo Rossi, che nel 1162 è responsabile delle proprietà ecclesiastiche in San Secondo per conto del vescovo di Parma. Fra il Trecento e il Quattrocento i Rossi ottengono il controllo di territori sempre più vasti, per conto dell’episcopato acquistandoli direttamente o conquistandoli con le armi. Nello stesso periodo riescono ad esercitare la loro influenza sulla politica cittadina, oltre che sul contado. Il dominio dei Rossi all’inizio del XV secolo si estende, oltre a San Secondo ed a una vasta area tra la foce del Taro e il Po, fino a Corniglio, Felino, Bardone, Berceto. San Secondo in particolare diventa il centro amministrativo dello stato rossiano, data la sua posizione strategica per le comunicazioni con Milano e Venezia. E’ nei decenni centrali di Quattrocento che la signoria raggiunge il massimo splendore, grazie al lungo governo di Pier Maria II il Magnifico (dal 1438 al 1482). Egli pone le basi di quello che dovrebbe diventare un moderno stato rinascimentale con capitale a Parma. Fa innalzare o ristrutturare castelli e palazzi fortificati, sia per difendere i suoi possedimenti che per amore della vita cortese. Le rocche di San Secondo, Roccabianca e Torrechiara sono tra le più celebri e celebrate. E’ allo stesso Pier Maria II che si deve la rifondazione del borgo urbano di San Secondo, oltre che l’abbellimento e l’ampliamento del castello. Pier Maria si lega in particolare con i Visconti e gli Sforza di Milano, tanto che come ricompensa per i suoi servizi, il duca Francesco Sforza gli riconosce ufficialmente il “dominio di tutte le terre e i luoghi” e l’indipendenza completa dalla città di Parma.
Nel 1482, alla morte di Pier Maria II, il feudo viene espropriato da Ludovico il Moro, il nuovo duca di Milano. Tornerà alla famiglia Rossi solo nel 1499, grazie a un riavvicinamento alla corona francese. Re Luigi XII nel 1502 eleva la contea a dignità di marchesato.
Un altro importante esponente della famiglia Rossi, di cui non si possono tacere le imprese, è Pier Maria Rossi III. Nasce nel 1504 e già all’età di sei anni viene mandato a Firenze, presso la corte medicea, dove si legherà in particolare allo zio Giovanni (detto “delle bande nere”) con il quale compirà le prime imprese militari. Per lungo tempo ricopre il ruolo di condottiero sotto l’imperatore Carlo V. Nel 1521 diventa signore di San Secondo. Gran parte della sua vita si svolge sui campi di battaglia e per questo viene ricordato come huomo di guerra. Quando nel 1534 l’ascesa della famiglia Farnese minaccia l’autonomia delle signorie minori del parmense, Pier Maria III cercherà in ogni modo di difendere il suo feudo sansecondino e vi riuscirà.
La storia della famiglia non è legata soltanto alle azioni di guerra e di lotta per il mantenimento del potere. Il prestigio infatti si può coltivare e accrescere anche per vie collaterali, attraverso i legami matrimoniali con le principali famiglie dell’epoca (Riario, Sforza, Medici, Gonzaga, Rangoni). Per tutto il Cinquecento la corte dei Rossi si mostra decisamente aperta al mecenatismo. Passano di qui importanti artisti e letterati: Pietro Bembo, Parmigianino, Pietro Aretino e tanti altri.
A Pier Maria III succede Troilo II, il quale trasforma la Rocca in un monumento celebrativo della grandezza della famiglia. Il periodo che lo vede protagonista è, dal punto di vista artistico, quello più produttivo per la Rocca di San Secondo. Alla fine del Cinquecento i Rossi risutano essere i signori più ricchi e potenti del ducato, ma la politica di annessione degli stati feudatari attuata dai Farnese alla fine travolge anche loro.
La decadenza avverrà nei secoli XVII-XVIII. Nel 1817 l’ultimo conte, Gian Girolamo Rossi, lascia come usufruttuario della rocca il fratello Guido ed erede di ogni bene rimane il conte Ferdinando Vaini di Padova, figlio adottivo di Ferdinando Rossi. Guido muore nel 1825 senza lasciare discendenti e portando così all’estinzione del suo nobile casato.